La resistenza agli antibiotici è diventata una delle principali sfide sanitarie del nostro tempo.
Secondo uno studio del Global Research on Antimicrobial Resistance (GRAM) Project pubblicato recentemente su The Lancet e ripreso dal Corriere della Sera, più di 39 milioni di persone in tutto il mondo potrebbero morire a causa di infezioni resistenti agli antibiotici nei prossimi 25 anni.
Si tratta di un fenomeno allarmante, che mette a rischio non solo la vita delle persone, ma anche l’efficacia di trattamenti e terapie fondamentali per la nostra salute.
La crescente resistenza agli antibiotici, definita anche come antibiotico resistenza, si sviluppa quando i batteri evolvono e diventano capaci di resistere ai farmaci che in precedenza erano efficaci nel combatterli.
Questo problema è amplificato da diversi fattori, tra cui l’uso inappropriato ed eccessivo di antibiotici, soprattutto negli ambienti sanitari, e dalla diffusione di infezioni nosocomiali, ovvero contratte all’interno delle strutture ospedaliere.
COPMA, da sempre impegnata nella lotta contro la diffusione di infezioni in ambienti sensibili come gli ospedali, lavora costantemente per migliorare i processi di sanificazione.
Grazie all’adozione del Probiotic Cleaning Hygiene System (PCHS®️), COPMA contribuisce alla prevenzione delle infezioni riducendo l’uso di agenti chimici e promuovendo un approccio più sostenibile e rispettoso dell’ambiente. Questo sistema, basato sull’utilizzo di probiotici, migliora l’igiene senza favorire la resistenza microbica, offrendo un contributo importante alla prevenzione delle infezioni batteriche resistenti.
L’impiego di pratiche di sanificazione avanzate è oggi più che mai cruciale.
Senza interventi decisivi, come dimostrato dallo studio Global burden of bacterial antimicrobial resistance 1990–2021: a systematic analysis with forecasts to 2050, entro il 2050 si potrebbero registrare milioni di decessi annuali legati a infezioni resistenti.
Tuttavia, con politiche adeguate, questi decessi potrebbero essere evitati grazie a una migliore gestione delle infezioni gravi e a un migliore accesso agli antibiotici.