
“Ciò che è rimasto costante negli anni, è la capacità di Copma di non perdere mai i valori di onestà e rispetto che da sempre la contraddistinguono”
Anna Pocaterra, operaia, socia e attuale consigliera del Cda di Copma
In questo terzo appuntamento facciamo conoscenza con Anna Pocaterra, operaia presso il comprensorio sanitario di Portomaggiore, provincia di Ferrara. La chiacchierata, in perfetto stile pandemico, è avvenuta su una delle tante piattaforme digitali che abbiamo imparato a conoscere e usare e che hanno avuto il pregio di farci restare in contatto anche durante questo periodo infelice.
Anna è entrata in Copma nel 1988, quando l’ospedale di Portomaggiore, allora usl 32, era al massimo della sua funzionalità e le amministrazioni iniziavano a appaltare il servizio di pulizia.
In paese iniziò a circolare la notizia che la cooperativa cercava personale e così andò a parlare con l’allora caposquadra e successivamente fu convocata a Ferrara dove fece il colloquio di lavoro con il presidente Rodolfi. Il giorno dopo, mercoledì 11 maggio, alle 6.00 del mattino, cominciava l’esperienza cooperativistica e lavorativa di Anna in Copma.
Nel ricordare i primi tempi del suo lavoro, Anna mi racconta di come allora oltre a fare le pulizie, ci si occupa anche dei pasti, a volte aiutando nelle cucine interne.
“Quindi hai fatto anche la cuoca?”, le chiedo
“Oh come no”, mi risponde. “Ho pelato un sacco di patate e pulito montagne di finocchi”, e ride nella sua maniera limpida. Si parla un po’ di tutto, dai camici in dotazione, verdi e uguali per tutti, che descrive come “grembiuli lunghi coi bottoni che arrivavano fino in fondo che ogni volta che ti piegavi se ne staccava uno! E poi le maniche lunghe anche quelle che ognuna si aggiustava e adattava alle proprie misure per poter lavorare meglio”, racconta con gli occhi che le brillano.
“Quale è stato il cambiamento che hai notato di più, fra ora e allora?”.
“Se ci ripenso ora, è un altro mondo. Il modo di lavorare è cambiato molto. Quando ho iniziato io la gestione era molto più personale, eri chiamata a industriarti e districarti in vari modi, sia nel rapporto col cliente che nella gestione dei lavori. Oggi è tutto molto più organizzato, immediato e chiaro. Poi è normale che nelle realtà più piccole l’elemento personale rimane e si integra con la maggiore organizzazione gestionale che si è sviluppata negli anni. Questa evoluzione rispecchia anche l’evoluzione di Copma da realtà territoriale a realtà che opera a livello nazionale e che ha dovuto e saputo cambiare modi e prospettive”.
Anna, a questo proposito, è stata anche una delle persone che ha contribuito a avviare l’apppalto Ospedale Ca’ Foncello di Treviso, il primo appalto vinto da Copma fuori regione.
“E’ stato un periodo faticoso per via del fatto che lavoravamo tantissimo. Si stava via dal lunedì al venerdì, in una situazione nuova, con persone che non conoscevamo…”
“…senza sapere la lingua.. “ (ndr: l’intervistatrice proviene dalla provincia di Treviso e sa che tutti lì parlano in primis l’idioma locale)
“Si è vero, tutti parlavano il dialetto, a volte dovevi fingere di capire anche se non capivi! Ma è stata una esperienza molto bella e ricca, sia per la soddisfazione di avviare un appalto per noi così importante, sia dal punto di vista personale e umano, soprattutto per una persona giovane come me che allora avevo 25 anni”
Da quando è stata assunta, Anna lavora all’ospedale di Portomaggiore. Sono ormai 33 anni, durante i quali ha intessuto relazioni che definisce fondamentali e conosciuto persone che non esita a definire meravigliose.
“Per me è indispensabile intessere relazioni, non potrei vivere e lavorare in altro modo”, afferma.
“Quando hai deciso di diventare socia?”
“Appena ce ne è stata la possibilita. Quando sono passata a tempo indeterminato, ho chiesto di essere ammessa a socia”
“E perché?”
“Perché mi sembrava giusto. Per far parte di più del gruppo e poter partecipare in modo attivo, per senso di appartenenza. Essere socia per me significa partecipazione, democrazia e solidarietà. Valori in cui credo e penso che se fossero condivisi dappertutto nel mondo, si starebbe meglio. Invece la globalizzazione ha mostrato più la faccia del profitto che della solidarietà, perciò credo che le cooperative e ciò che rappresentano siano importanti e da tutelare”
La profonda adesione allo spirito cooperaristivo non è sfuggito, e così quattro anni fa le è stato chiesto se avesse mai considerato la possibilità di candidarsi per entrare nel Consiglio di Ammnistrazione. “Un giorno il presidente mi ha chiamato e mi ha chiesto se ci avessi mai pensato. Sono rimasta davvero sorpresa. Mi venne subito il dubbio di non essere in grado di svolgere un compito così importante. Dissi quindi che ci avrei pensato sù, ma non andò così perché prima della fine della telefonata avevo realizzato l’opportunità che mi veniva data, e ho detto di sì”
“E cosa pensi di questo ruolo?”
“Penso di aver ricevuto molto. Ho avuto l’opportunità di conoscere e capire molto meglio le condizioni e le considerazioni che ruotano attorno a certe decisioni. Si è ancora più partecipi della vita della cooperativa, e si ha l’opportunità di confrontarsi”.
Per concludere le chiedo se c’è qualcosa in questi 50 anni che non è mai cambiato, qualcosa che contraddistingue Copma nel tempo.
“La sua resilienza, ovvero la sua capacità di non perdere i suoi valori fondamentali. E lo scrupoloso e sentito rispetto delle regole, la sua estrema corretezza. Ecco sì, se dovessi dire la costante di Copma negli anni è nel suo comportamento fatto di onestà e rispetto.”