
“Penso che quando ti alzi al mattino qualcosa di positivo lo devi fare. Mi è sempre piaciuto pulire: il mio lavoro l’ho scelto e l’ho sempre fatto con il cuore”
Graziella Mantovani, operaia e socia dal 1984 a oggi
Graziella è stata assunta nel 1984, a poco più di vent’anni, più precisamente al reparto lungodegenza del San Giorgio a Ferrara. Il rapporto con Copma dura da ben 37 anni, ed è ad oggi una delle nostre socie lavoratrici più longeve. Fu assunta dalla vicepresidente in carica allora, Milvia Migliari.
Dai primi scambi, capisco che è una persona schietta e diretta. E che ci tiene molto a ciò che fa, a fare in modo che abbia il giusto riconoscimento. Una delle prime cose che mi dice è questa:
“Io penso che quando ti alzi al mattino qualcosa di positivo lo devi fare, ed io penso di essere brava a fare il mio lavoro. L’ho scelto e l’ho sempre fatto con il cuore.”
Tiene moltissimo alla divisa, a quello che rappresenta. E proprio per questo non ha paura a dire quello che pensa o di prendere posizione se sente di non ricevere la giusta considerazione e il giusto rispetto.
“Ma sono cambiata negli anni, alcune esperienze mi hanno anche fatto bene perchè ho imparato a essere più osservatrice, a ‘studiare’ un po’ di più le situazioni, a capire come sono le persone e le situazioni negli appalti in cui ti trovi. Quando ero più giovane ero un po’ più impulsiva, ma poi ho iniziato a avere un atteggiamento più riflessivo. ”
Parliamo degli inizi, di quando, da giovanissima, sei entrata in cooperativa.
“Per anni mi sono sentita parte di una famiglia, anche se si lavorava molto. Ma si collaborava anche tanto e allora la fatica la sentivi di meno. E se ne faceva di fatica! Perché un tempo non c’erano tutte le attrezzature che ci sono oggi perciò per pulire, per esempio, i battiscopa, si stava inginocchiate per terra. Era il famoso ‘fare i bordi’. Poi si mette a ridere pensando al camice che le hanno dato il primo giorno e di come lei, non sapendo come era, non si fosse portata un cambio e dunque, appena si chinava, si vedeva quello che indossava sotto. “Ma poi per fortuna li hanno cambiati” dice continuando a ridere. Poi ripensa a quello che si faceva anni fa e esclama “Tu pensa che all’epoca si faceva noi perfino il detersivo!”
Un ambiente solidale nel quale si stringevano anche dei rapporti personali, immagino.
“Sì, si sono creati rapporti molto belli, non solo con le colleghe ma anche con i medici e il personale dell’ospedale. E’ capitato anche che si uscisse a fare qualche cena tutti insieme. Eravamo uniti, avevo davvero la sensazione di stare in famiglia. La Copma è stata per tanto tempo parte importante della mia vita e mi ha aiutato tanto. Nel ’84, quando ho iniziato a lavorare in cooperativa, è stato per cercare di superare un lutto. Per andare avanti, per tenermi occupata. Le caposquadra per me erano come delle mamme, sarà che ero tanto giovane e tanto fragile, non saprei. Di sicuro la presenza di Copma della mia vita è stata fondamentale”
Ma questo che mi racconta non è stato il solo momento buio che ha vissuto. Ce ne sono stati altri, più recenti, di fragilità profonda legata a eventi estremamente dolorosi, che l’hanno provata al punto da perdere per qualche momento il senso delle cose. Un periodo che ha rischiato di incrinare anche i rapporti lavorativi: “E’ stato l’unico momento della mia esperienza in cooperativa in cui ci sono state delle incomprensioni, in cui ho sentito che forse non si stava comprendendo appieno quello che stavo passando”
Diciamo che in un rapporto lungo 37 anni, un momento di questo genere può capitare. Specialmente quando si vivono situazioni difficili…
“Questo sì, non c’è dubbio. Ripensandoci ora, col senno di poi, continuare a lavorare per me è stata una salvezza. In realtà ho anche pensato di mollare, di lasciare il lavoro, ma sono contenta di non averlo fatto. Pian pianino mi sono rimessa in gioco e sono ripartita. Lavorare mi ha aiutata a superare quei momenti difficili. Mi ha dato, come posso dire, quell’adrenalina che mi serviva per recuperare il senso e la voglia di andare avanti. Ho dato il cuore perché io ci metto sempre il cuore, e Copma ha dato tanto a me”.
Senti, pensiamo a cose più belle. Cosa ricordi con più piacere?
“Le assemblee dove ero spesso delegata e ciò per me era un onore. E i pranzi sociali. Era il momento in cui ti ritrovavi, in cui vedevi persone che non avevi modo di vedere altrimenti, in cui ci si aggiornava su come andavano le cose. Era anche il momento in cui si scherzava e si ballava.”
Ballavi?
“Eccome! Mi è sempre piaciuto moltissimo. Una volta, credo fosse per i venti anni della cooperativa, era stata prenotata una sala da ballo. Quanto mi sono divertita quella volta! Ho dei bellissimi ricordi di legati a quei periodo! Prima di salutarci mi dice un ultima cosa: La presenza di Copma ce l’ho nel cuore e li starà sempre. Non so se se lei se ne è accorta, ma quest’intervista si è aperta e conclusa con la stessa parola. Con quel “cuore” che indica tutto il mondo di emozioni e sentimento che ha con sé.