“Ho sempre difeso il nome e la reputazione di Copma.
E poi sono molto orgogliosa: da tre uffici che avevamo quando ho fatto il colloquio, ora c’è una sede grande e nuova. È una grande soddisfazione quando vedi le cose che da piccole diventano grandi.“
Barbara Lodi, dipende Copma dal 1981
Lodi Barbara è stata assunta nel 1981 a 20 anni. Prima di approdare in Copma lavorava in un laboratorio di confezioni, ma era per lei un lavoro troppo statico. “Mi piace stare in movimento, conoscere persone” dichiara quasi subito, tratteggiando una sua spiccata caratteristica. La Mantovani Ivana, caposquadra che abbiamo incontrato in una precedente intervista, le disse che cercavano qualcuno vicino alla zona in cui abitava. Come spesso è accaduto, pareva che dovesse trattarsi di una sostituzione per ferie di breve periodo e invece Barbara in Copma ci ha lavorato per 38 anni.
Raccontaci del tuo primo incarico e dei primi lavori che hai fatto in Copma.
“Ho iniziato nel dispensario di Copparo, una struttura che aveva degli ambulatori e una infermeria. Finito il periodo di questa sostituzione, la mia caposquadra mi chiese se volevo fare un colloquio in sede, con il presidente, perché c’erano le condizioni e le opportunità per restare in cooperativa. Io, che a casa non riuscivo a starci per troppo, avevo già la macchina, ero già proiettata a stare fuori, a muovermi e così quando il presidente Rodolfi, mi prospettò di andare a lavorare all’Ospedale Sant’Anna d Ferrara, ho accettato anche se gli orari erano particolari” dice sorridendo.
Diciamo la mattina molto presto?
“Eh sì, io poi venivo da fuori ma lo sapevo dal primo momento che avrei dovuto fare le levatacce. Comunque all’Ospedale mi hanno voluto tutti bene, mi sono trovata benissimo sia con la caposquadra che con la Renza (Davi, allora responsabile area tecnica). Facevo un po’ il jolly, gli uffici e i reparti dell’ospedale e anche cantieri fuori dall’ospedale. Dopo qualche anno ho chiesto il trasferimento, sapevo che c’era una signora di Copparo che era andata in pensione e così ho chiesto di poter prendere il suo posto perché andavo via il mattino prestissimo e tornavo alla sera. Anche perché nel frattempo mi ero sposata e volevo stare un pochino a casa anche”, dice sempre sorridendo.
La tua richiesta di trasferimento è poi stata accettata?
“Sì, infatti sono rimasta fino al 2001 a Copparo, ma anche a Tresigallo. Perché è successo che a un certo punto Dondi (l’allora responsabile del Personale) mi disse: ‘Signora lei che è giovane la mandiamo a Tresigallo per 3 mesi che ci sono delle pulizie straordinarie da fare’, e alla fine i 3 mesi sono diventati 6 anni!”
Pare proprio che sia nel tuo destino di girare, di stare in movimento…
“Sì, ma a me piaceva! Mi piaceva cambiare, vedere e fare cose diverse. Ho guidato anche il furgone, perché ho fatto anche il trasporto del vitto per anni per gli ospedali di Copparo, Tresigallo e anche Codigoro. Non ti dico con la nebbia! Mi ricordo un inverno con una nebbia fitta fitta che sono andata a finire a un centimetro dalle sbarre del passaggio a livello! Ma il bello era che non sapevo dove ero e mi aspettavano a Tresigallo. In pratica mi sono persa. E’stato da allora che mio marito mi ha comprato il telefonino, così almeno se fosse successo di nuovo potevo chiamare qualcuno”
Oltre al fatto che eri una itinerante, cosa ti piaceva in particolare?
“Che nel fare bene il tuo lavoro, le soddisfazioni le avevi e tante anche. Ma sempre nella consapevolezza del mio ruolo, senza prendermi delle confidenze. Ho sempre avuto il senso del limite e del rispetto per tutti, e questo è sempre stato molto apprezzato. E ho anche sempre avuto l’idea che era necessario che un po’ di persone sapessero fare tutto in un determinato cantiere perché se ti trovi in carenza di personale almeno sai intervenire. Ero io che chiedevo di fare turni diversi o di poter imparare a usare una macchina piuttosto che un’altra. Non ho mai creato problemi per il semplice motivo che prendevo il lavoro molto sul serio e non solo perché dovevo lavorare e basta”.
Mi pare che tu abbia una forte senso di responsabilità.
“Sì, l’ho sempre avuto. Ci tenevo che le cose fossero fatte bene, come si deve. Lì all’Ipercoop “Le Mura” eravamo in gruppetto di 4 o 5 che ci siamo sempre aiutate e organizzate. IL direttore faceva riferimento a me, quando non c’era la caposquadra, mi ha sempre fatto molto piacere ma non sono mai andata oltre il mio ruolo”.
L’ipercoop è un altro dei cantieri in cui hai lavorato?
“Sì però è stato l’ultimo! Erano i primi anni 2000 ed è successo che ho avuto un problema con una persona su un cantiere. In poche parole non si andava molto d’accordo. A un certo punto sono arrivata a pensare di dare le dimissioni, anche se in cuor mio non volevo andarmene, mi dispiaceva della situazione. Comunque vengo in Copma in cerca del presidente per rassegnare le dimissioni, perché alla fine mi ero decisa, e incontro la Milvia Migliari (la allora vicepresidente). Quando le spiego i fatti mi dice che avremo trovato una soluzione e di stare tranquilla. E così mi è stato proposto di andare a lavorare all’Ipercoop Le Mura. E’stata una bella soddisfazione anche questa, che la vicepresidente riconoscesse la serietà del mio lavoro e l’integrità delle mia persona, al di là che può capitare di non andare d’accordo con una persona in particolare. Ho sempre trovato comprensione e apertura anche nei miei momenti più difficili. Sono una persona trasparente e quando ho avuto un momento di particolare difficoltà personale, tale che non riuscivo più a venire a lavorare, ne ho parlato con i miei superiori e sono stata rassicurata. Poi mi sono ripresa e sono tornata a lavorare”
I momenti più belli?
“Non ho mai mancato un pranzo sociale perché, be’ sai, come dicevo prima mi piace la confusione e il movimento e li ce ne è parecchio!”.
Nel tuo attaccamento alla cooperativa incide anche il fatto di essere socia? Ovvero il sentimento di chi sa di lavorare per qualcosa che gli appartiene?
“Certo, si. Ho sempre difeso il nome e la reputazione di Copma. Non abbiamo mai avuto un problema di retribuzione o altro. È sempre stata molto corretta in tutto, abbiamo sempre avuto rapporti di trasparenza. E poi sono molto orgogliosa: da tre uffici che avevamo quando ho fatto il colloquio, ora c’è una sede grande e nuova. È una grande soddisfazione quando vedi le cose che da piccole diventano grandi”.